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Trento, 29 luglio 2009
Boato: «Analisi corretta, ma progetto molto debole»
L’intervista Il leader dei Verdi: «L’unico nome che fa è quello di Rutelli.
È ovvio che punta a una scissione»

dal Corriere del Trentino di mercoledì 29 luglio 2009

Sì alla politica delle alleanze, no ad un nuovo esperimento «usa e getta». Il leader dei Verdi Marco Boato condivide «l’analisi strategica » del governatore nella sua intenzione di fare breccia nel sistema politico italiano per rinvigorire la logica di coalizione. Ma ne denuncia la «debolezza politica», raffrontandola ad altre «esperienze fallimentari» tentate da Dellai sulla stessa strada, negli anni scorsi: dalla Casa dei Trentini al recente patto (archiviato?), con l’Udc.

Boato, cosa ne pensa del partito di centro cui sta lavorando Dellai a livello nazionale?
«Nell’analisi politica che fa Dellai ci sono dei punti largamente condivisibili: mi riferisco alla critica del bipartitismo, alla rivalutazione della logica del bipolarismo, alla bocciatura di logiche della terza via sullo stile di Casini e al richiamo allo schieramento di centrosinistra, uno schieramento che però è stato fatto a pezzi a livello nazionale proprio per la scelta del Pd di andare da soli. Il fatto che Dellai continui a riaffermare il suo riferimento strategico al centrosinistra deve però misurarsi con il fatto che l’unità del centrosinistra, così come concepita a partire dai tempi dell’Ulivo, è stata distrutta. Dentro questa logica non trovo nulla di scandaloso che si faccia emergere anche l’esigenza di un rafforzamento della componente di centro, ma io dico anche di quella di sinistra e della componente ambientalista ed ecologista. Dellai dovrebbe tuttavia fare i conti con alcuni elementi».

Cioè?
«Parto da lontano: la prima sconfitta fu quella del ’94 quando a Berlusconi si contrapposero i progressisti e i popolari, divisi. Nasce l’Ulivo nel ’95-’96 e vince Prodi proprio perché si capisce che era una follia la divisione fra popolari e progressisti e serviva una coalizione per ampia. L’errore fondamentale è stato quello di demolire progressivamente, a livello nazionale, questa logica di coalizione ulivista; mentre, a livello locale, ci sono stati una serie di riferimenti falliti di cui Dellai è stato protagonista. A partire dal 2003, con l’operazione della Casa dei Trentini, che aveva la stessa logica del progetto di oggi, ossia quella di catturare un pezzo di centro che poteva guardare a destra e ricuperarlo al centrosinistra. Operazione che non si è mai concretizzata. Fino all’alleanza con l’Udc, che ha portato all’esclusione dei Verdi. Anche questa operazione, dal punto di vista politico, è stata miope, cioè nella logica di un centrosinistra plurale, aperto, che abbia una componente di centro e anche una ambientalista. Questa alleanza con l’Udc ha portato fino alla catastrofe delle europee. In questo senso capisco il risentimento, anche se un po’ patetico, mostrato da Tarolli. Ma mi sorprende che Dellai non si sia reso conto che l’Udc a livello nazionale avrebbe continuato a mantenere questa linea che noi, in regione, definiremo block frei. Un’operazione fallimentare ed è stato dimostrato alle comunali, quando l’Udc si è misurata sui voti. C’è stato un continuo di ipotesi che si sono rivelate evanescenti. Quindi questa nuova ipotesi mi pare ancora molto aleatoria».

Dunque non ci sono margini perché possa concretizzarsi?
«Questo non lo escludo. Tutto è legato al congresso del Pd. Anche se Dellai dice di non puntare a microscissioni nei partiti punta sostanzialmente a questo. Se l’unico nome che fa è quello di Rutelli è perché ipotizza probabilmente che vinca Bersani, cosa realistica dal mio punto di vista, e che Rutelli, a fronte di una vittoria di Bersani, possa sostenere il suo progetto. Fra Franceschini e Bersani quello che può reimpostare una politica di alleanze è infatti sicuramente Bersani. Perché il progetto si realizzi è però necessaria una svolta nel Pd: il Pd non può continuare a fare terra bruciata di tutti, tranne che dell’Italia dei Valori, non può continuare a pretendere di assorbire tutto, altrimenti ci attendono altri dieci - quindici anni di sconfitte.

E i Verdi rientrerebbero in questa politica di alleanze? Qual è la situazione?
«Siamo sempre stati per una politica di coalizione. Non condividiamo la scelta di sciogliere l’esperienza verde in Sinistra e Libertà e per questo abbiamo avviato una raccolta firme. Se la nostra componente risultasse maggioritaria al congresso, i Verdi cambieranno, probabilmente, anche simbolo e si doteranno del girasole.

Cosa ne pensa dell’idea di Valduga sindaco?
«Sono contrario e lo diremo al tavolo del centosinistra a Rovereto. Sostenerlo politicamente significa non aver capito nulla del quadro politico del centrosinistra roveretano».

 

  Marco Boato

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